· 

La Tata e l'educativo, l'esperienza dei Laboratori Dsa

Nelle scorse settimane Michele e Federica ci hanno riportato indietro di 10 anni, ripercorrendo i passi che hanno fatto nascere il settore educativo de La Tata. Di seguito, con a Giada e Irene, abbiamo approfondito le tematiche relative all'importanza della relazione e dell'ascolto nel processo educativo in costruzione tra operatore e utente.

 

Stavolta effettuiamo un'intensa deviazione, addentrandoci nei servizi dedicati agli studenti con disturbo specifico dell'apprendimento. Nel 2019 La Tata accolse favorevolmente la proposta di un gruppo di tutor, fornendo il supporto logistico per far nascere i Laboratori Dsa. L'importanza del singolo è il principio che ha portato la nostra realtà a mettere sul piatto i mezzi necessari per avviare contesti in cui gli studenti con difficoltà possano trovare la strada verso una sana crescita. Parleremo con Marlis, formata in economia ma avvicinatasi all'ambito tramite l'esperienza di un'amica. Sentiremo le parole di Giulia, psicologa interessata all'età evolutiva. Ascolteremo le parole di Gessica, anch'essa psicologa, attenta alle dinamiche emotive che si scatenano in situazioni così personali.

 

«Tecnicamente mi sono avvicinata ai disturbi dell'apprendimento - le parole di Marlis - con il corso di formazione per tutor organizzato da Associazione italiana dislessia. Dal punto di vista personale però tutto è partito prima, quando al figlio di un'amica è stato diagnosticato un dsa. Mi hanno scosso i momenti di difficoltà, dello spiazzamento e del dolore di un ragazzo che cercava di venire accettato dal gruppo, ma che subiva la diversità. Avendo figli, questo periodo mi ha catapultato verso quegli studenti che subiscono il marchio della differenza. Sono stata "contagiata" da una passione».

 

«Ciascuno è frutto di quello che gli è accaduto - subentra Gessica - e questi ragazzi hanno tutti una personalità, un carattere, un temperamento che vengono amplificati, ridotti o coniugati nelle esperienze vissute. Hanno vissuti non facili, più o meno leggeri, intensi e articolati, con i coetanei, con il genitore, con l'insegnante. Parte del nostro lavoro di tutor è dare una chiave di lettura a questo materiale emotivo che lo studente porta co sé, oltre ovviamente a tutta a parte relativa all'apprendimento».

 

Come viene predisposto lo spazio di lavoro è spiegato da Giulia: «Vogliamo innanzitutto coinvolgere e creare un luogo piacevole, in cui si voglia tornare perché vi si sta bene. Di fatto lo studente viene per qualcosa che fatica a fare. Creare uno spazio adatto fa venir voglia di tornare: l'apprendimento può essere un ostacolo, ma anche un percorso che porta sorrisi».

 

La relazione è ingrediente fondamentale dei laboratori, come illustra Gessica: «Si tratta di un passaggio emotivo: quando manca, la comunicazione si interrompe. Se ci sono emozioni negative, si tende addiritttura a rimuovere le conoscenze. Una buona relazione dà l'entusiasmo di affrontare i compiti e lo studio con curiosità e partecipazione. Ho sentito insegnanti dire "Io sono così, non mi posso spingere oltre il ruolo": credo in questi casi non si comprenda che proprio il rapporto fa crescere persona e cultura dello studente. Se un alunno è continuamente frustrato e mortificato, questo porterà all'isolamento».

 

Capita di girare "a vuoto", come confessa Marlis: «Non sempre è semplice carpire le vere risorse dello studente. Per questo lo staff di tutor effettua supervisioni ed equipe di laboratorio, rimanendo aperto al confronto con la famiglia e la scuola. La rete che cerchiamo di costruire serve proprio a trovare sempre l'appiglio giusto per intravvedere la via verso l'autoefficacia».

 

Nella pratica dei laboratori, la tecnologia è un aiuto valido per compensare la mancanza di automatismi, previsto anche dalle normative vigenti: «Se avessi una bacchetta magica - fantastica Giulia - mi piacerebbe che ciascuno studente avesse a disposizione il mezzo informatico. A scuola vengono sempre stimolati il piano verbale e la scrittura, che porta difficoltà allo studente con dsa. L'aspetto pratico esperienziale è trascurato. La sperimentazione e il capovolgimento della classe sarebbero modi per evitare che alcuni alunni abbiano una zavorra importante, a differenza dei coetanei».

 

Secondo Marlis i Laboratori Dsa sono come una cucina: «È un luogo di trasformazione, con tanto cibo e un continuo passaggio di nutrimento. Lavorare con i ragazzi è questo, cercando di fornire gli strumenti giusti affinché i nostri chef possano cucinare un piatto che piaccia alla scuola ed a casa. Ma anche, soprattutto, che dia soddisfazione al proprio palato».

 

Il bello è quando quel gusto viene assaporato dallo stesso chef, come racconta Gessica: «Usando le mascherine ci siamo abituati a comunicare anche con lo sguardo. Quando il rapporto inizia ad essere personale e l'alunno intuisce che può farcela da solo, scocca la scintilla nei suoi occhi, una sorta di "Eureka!" in cui si concretizzano sospresa e soddisfazione. Questo sguardo gratifica più di mille parole. È il segno tangibile di un percorso che si sta costruendo assieme».

 

Con la conclusione dell'anno scolastico si avviano a chiusura anche i Laboratori Dsa. Dopo le restrizioni e le incertezze di quest'annata, la volontà de La Tata è di ripartire a settembre con tutto l'entusiasmo per coltivare sempre meglio un servizio così importante.

Marlis, tutor nei Laboratori Dsa de La Tata

Gessica, tutor nei Laboratori Dsa de La Tata

Giulia, tutor nei Laboratori Dsa de La Tata


Scrivi commento

Commenti: 0