A partire da ottobre partiranno a S. Martino Buon Albergo i nuovi percorsi di psicomotricità de La Tata, i primi in presenza dopo il lockdown. I percorsi saranno tenuti dalla psicomotricista Lisa Ceravolo, che abbiamo incontrato per iniziare a conoscerla.
Quali sono le sue esperienze a livello di psicomotricità?
«Lavoro nel mondo dell’infanzia da più di 15 anni. Mi sono formata come psicomotricista presso il Centro italiano studi e ricerca in psicologia e psicomotricità, conseguendo il titolo italofrancese. Ho ultimato il percorso triennale e ho partecipato ad un’esperienza formativa a Parigi nel 2014 all’Università estiva dell’Organizzazione internazionale di psicomotricità e rilassamento, presso l'Istituto superiore di rieducazione psicomotoria».
La sua formazione riguarda solo questo campo?
«No, ho conseguito una laurea magistrale in Architettura e una laurea triennale in Scienze dell’educazione. In alcuni progetti educativi sono riuscita a creare lo spazio per esprimere tutte le mie diverse competenze».
C'è un tratto comune nelle sue esperienze professionali?
«La costante è la relazione: con il bambino, con l’adolescente, con l’adulto, con il genitore, con l’insegnante e con l’oggetto. Amo ricordare questa frase di Pasolini, perché rappresenta il lavoro di psicomotricista: “Ciò che sempre parla in silenzio è il corpo”».
Come si può spiegare la psicomotricità?
«L’attività psicomotoria, attraverso il corpo, il movimento e il gioco, ha lo scopo di garantire un’esperienza in cui il bambino, in una cornice di piacere e di relazione positiva, possa sperimentare ed evolvere le proprie potenzialità ed emozioni. Si occupa dell’individuo in tutte le sue componenti attraverso una lettura multidisciplinare del corpo, in particolare della motricità, che porta con sé l’unione e l’interazione di intelligenza, affettività e comunicazione all’interno di una relazione».
Quali informazioni si possono ottenere dal movimento?
«In ogni azione che compiamo entrano in gioco dinamiche di competenza motoria, dinamiche emotive, cognitive, affettivo-relazionali. Ogni giorno agiamo continuamente: se osserviamo con attenzione una singola azione, con occhi allenati ed esperti possiamo cogliere molte informazioni di quella persona attiva, leggendo solamente un corpo, il suo corpo che si muove e agisce, che ci parla senza parlare. Quel corpo rappresenta l’Io».
Un esempio?
«Tutti bambini hanno provato a fare un salto dall'alto, che anche per noi adulti diventa sfidante. Da questa esperienza possiamo provare a cogliere ciò che si osserva in psicomotricità e di cui ci si prende cura.
Prima di un salto sicuramente saremo emozionati: adrenalina? paura? preoccupazione?
Stiamo attivando in modo automatico le nostre capacità cognitive di rappresentare l’azione, che ci fanno anticipare traiettoria e atterraggio del nostro salto. La previsione sarà aderente alla realtà se abbiamo una buona percezione delle nostre capacità motorie, una buona padronanza del nostro corpo ed esperienze pregresse che ci permettono di rievocare vissuti simili. Questi vissuti ci rassicureranno nel caso siano positivi oppure, in caso contrario, ci provocheranno tensioni. Queste tensioni non favoriscono uno svolgimento fluido e armonioso dell’azione. I muscoli si contraggono quando siamo tesi, perché le emozioni influiscono sulla nostra motricità, e questo può compromettere la buona riuscita del salto.
Non basta quindi una buona qualità del gesto, ma serve anche uno stato emotivo funzionale all’azione».
In tutto ciò. come influisce la relazione?
«Qualcuno è presente, mentre compio questo salto? In che modo influiscono quegli occhi su di me? L’osservatore è una persona significativa? Cosa succederebbe se il salto fosse fallimentare, se questa persona mi incoraggiasse o se fosse presente ma distratta?
Ci sarebbero ancora altri aspetti da evidenziare in questa semplice e comune azione.
Presentando con occhi psicomotori queste dinamiche si vuole far emergere il valore della psicomotricità, spesso confusa con la ginnastica. La ginnastica comporta ripetizione di esercizi motori, una prestazione, un tempo da rispettare. La psicomotricità è invece altro: un tempo e un luogo di piacere, dove sentirsi liberi di esprimersi. Per i bambini lo strumento espressivo e di conoscenza è il gioco, quindi durante l’attività psicomotoria si gioca. Ma ogni gioco ha un significato perché può far vivere al bambino diversi scenari, aiutarlo, sostenerlo, contenere nelle sue fragilità e potenzialità. E la figura dello psicomotricista è presente per far si che questo accada».

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