Poco tempo fa il blogger Rinaldo Sidoli ha scritto sul suo account Twitter questa frase:
«Non voglio che i giovani cambino paese, voglio che i giovani cambino il Paese».
È difficile trovare un’espressione che possa sintetizzare meglio le linee guida del progetto, ideato da La Tata assieme al Comune di Bosco Chiesanuova, che ha preso il nome di “G.a.t. - Giovani attivi per il territorio”.
Tre anni fa un gruppo di ragazzi, quasi tutti minorenni, iniziò a riunirsi settimanalmente. Un po’ per gioco, un po’ con la voglia di fare sul serio, quella “scarsa decina” passava una serata in compagnia a sfornare idee per accendere, ravvivare, vivacizzare il proprio paese. Due educatori cercavano di mettere ordine in quel marasma di proposte, molte delle quali folli, com’è normale che potessero essere arrivando dalle menti sognatrici di una manciata di diciassettenni.
Una di queste idee, non meno scellerata di altre, ha pian piano riscosso un successo unanime: si parlava di resuscitare la sagra del paese, da molti anni non più organizzata.
Il gruppo, armato di molto entusiasmo e assai poca esperienza, si è imbarcato in mezzo ad un mare di scetticismo generale, tanto da dover spesso afferrare il timone a più mani affinché le perplessità non facessero naufragare quell’apparente bagnarola. La domanda “Cosa credono di fare quei bocia?” è serpeggiata in più di un’occasione dietro a sorrisi di circostanza. Eppure un pugno di associazioni e realtà, delle frazioni come del capoluogo, hanno sostenuto questo entusiasmo dalle prime riunioni. Il sostegno da parte delle istituzioni, poi, fu direttamente proporzionale a tali perplessità.
La perseveranza del gruppo, la voglia di coinvolgere anziché escludere, la capacità di appoggiarsi a persone lungimiranti e di fare rete, la voglia di molti esterni di dare fiducia a questo percorso… hanno fatto il resto.
Ora, con un balzo temporale in avanti di tre anni, date le premesse la situazione sembra surreale: si è chiusa la quarta edizione di questa festa di paese, la Sagra di Bosco Chiesanuova.
Il nuovo appuntamento, composto da tre serate musicali, chioschi enogastronomici, mercatini di artigianato e divertimento anche per i più piccoli, ha ottenuto un nuovo e massiccio sollevamento di pollici verso l’alto. Decine di persone del paese sono state coinvolte nei turni, indossando la t-shirt ufficiale e spesso trattenendosi anche oltre l’orario per agevolare il passaggio di consegne, la risistemazione, ma anche soltanto per fare quattro chiacchiere in leggerezza.
Il gruppo, che all’inizio era un manipolo di sbarbati marinai, è riuscito nuovamente a giungere all’approdo voluto, sapendo sempre più leggere le insidie della navigazione.
Con essi, anche il progetto è stato in grado di pilotare la situazione di partenza verso l’obiettivo dichiarato: svestire i giovani del territorio dell'attributo di inconcludenza che spesso sembra un dogma per gli occhi adulti, per renderli protagonisti attivi del territorio.




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